Quel giorno, e sono ormai passati molti anni, ero in spiaggia con la mia famiglia. Stupita d’avanti ad una massa d’acqua tanto grande, mia sorella, con la curiosità di una bambina di tre anni, chiese a mio padre da dove avesse origine il mare. La risposta, originale e fantasiosa, fu: “…in fondo, all’orizzonte, ci sono tante fontane, ed è da quelle fontane che esce l’acqua che forma il mare”. La spiegazione soddisfò pienamente la curiosità di mia sorella. Ancora oggi quell’episodio suscita in me ilarità e tenerezza.
A ben pensarci però, spesse volte, noi tutti siamo un po’ come quella bambina. Anche se non abbiamo più tre anni, ci comportiamo proprio come tanti bambini e si sa che per acquietare un bimbo basta dargli qualche caramella o qualche giocattolo.
Mi viene in mente ad esempio lo spinoso problema della crisi economica mondiale. Il mondo intero ne è coinvolto e stando a quello che ci dicono pare che la faccenda sia molto seria. Tutti i TG e i giornali non fanno altro che parlarcene. Ci snocciolano cifre, andamenti e previsioni; quella tale borsa è salita, quell’altra è scesa. Numeri, numeri, solo e soltanto numeri. Non ci dicono però mai chiaramente i “chi” e i “come”. Non ci dicono i nomi e i cognomi di quei geni della politica che hanno permesso questo stato di cose. Non ci dicono i nomi degli strego-scienziati che hanno propagandato sballate teorie socioeconomiche. Non ci dicono i nomi degli speculatori che si sono arricchiti. Ne tanto meno ci dicono se questi soggetti hanno agito in combutta in una sorta di associazione mondiale delinquo-legalizzata. No, tutte queste cose ai bambini non vanno assolutamente dette; potrebbero turbarsi. La disinformazione diventa un atto d’amore. Certo che se avessimo queste informazioni potremmo, come minimo, pretendere da questi individui di farsi da parte. Forse potremmo anche cercare di cambiare rotta e condividere misure atte ad impedire il riproporsi di situazioni del genere. Dopotutto il vero compito dell’informazione è proprio quello di aiutare la gente a capire le cose per migliorare la vita della collettività.
Stando invece a quanto dicono i giornali e le televisioni pare che non ci sia proprio niente da capire, sembra che “il tutto” sia solo un fatto fisiologico, normale, quasi si trattasse di un evento naturale; come un terremoto, ad esempio. Se viene un terremoto non è che ti chiedi perché sia venuto e di chi sia la colpa.
La cosa più grave però non è tanto il fatto della disinformazione in se. La cosa più grave è che noi non ce ne indigniamo, non ci ribelliamo ad essa. La cosa più grave è che non pretendiamo di capire come funziona il mondo. La cosa più grave è che ci accontentiamo di spiegazioni vaghe, generiche, evasive e senza senso. Spiegazioni fiabesche, come quella che mio padre dette alla mia sorellina quel giorno in spiaggia. Accettiamo per buono tutto: quello che ci viene e anche tutto quello che non ci viene detto. Specialmente poi se quello che ci viene raccontato ci rassicura. Specialmente se ci dicono che il brutto tra poco sarà alle spalle e che il bello è di nuovo alle porte. Specialmente se ci sentiamo dire che i nostri governati stanno lavorando per noi studiando e applicando le giuste contromisure per arginare il problema.
A questo proposito la fiaba che viene propinata è sempre la stessa: “Per uscire dalla crisi bisogna aiutare finanziariamente le banche e le grosse imprese”. Che in altre parole, o se volete in linguaggio non fiabesco, vuol dire che miliardi di soldi pubblici finiscono nelle tasche di pochi potenti, laddove invece potrebbero essere utilizzati per il benessere di tutti: per gli ospedali, per le pensioni, per le scuole pubbliche, ..ecc. Nella fiaba però nulla viene detto circa le possibili convenienze dirette o indirette di questi politici, delle loro più o meno celate amicizie con quel banchiere o quell’industriale.
Anzi, per come vengono confezionati i servizi in televisione e gli articoli sui giornali, sembra addirittura quasi che questi ce li rimettano di tasca loro quei soldi. Quando un capo di governo annuncia che stanzierà una certa cifra per aiutare una grande azienda o una banca, pare che lo faccia mettendo le mani al suo di portafogli. Come il neo Presidente degli USA Obama, che per far uscire l’America dalla crisi economica mondiale ha finanziato con soldi pubblici le grandi case automobilistiche americane (come la General Motors). Case automobilistiche, è bene ricordare, che assieme alle multinazionali del petrolio, della chimica, della farmaceutica e dell’agro alimentare, sono quelle che hanno nelle mani il pianeta intero.
Favole sono tutto quello di cui abbiamo bisogno per andare avanti, spiegazioni come quella delle fontane che generano il mare ci stanno più che bene. La disinformazione regna incontrastata ed il mondo intero si trasforma in un grande asilo nido.